Museo delle Terre Nuove | Sala 6 - L’URBANISTICA DELLE TERRE NUOVE FIORENTINE - Museo delle Terre Nuove
I progetti delle Terre Nuove volute da Firenze appaiono ancora oggi come il risultato di raffinati studi di matematica e geometria.
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Sala 6

L’URBANISTICA DELLE TERRE NUOVE FIORENTINE

I progetti delle Terre Nuove volute da Firenze appaiono ancora oggi come il risultato di raffinati studi di matematica e geometria. L’uso delle proporzioni e la realizzazione di strade inscritte all’interno di una pianta rettangolare ne sono una prerogativa: per questo nella sala troviamo la ricostruzione della groma, strumento usato per tracciare nuove città, quartieri e strade fin dagli antichi Romani. Le piante di Castel San Giovanni e Terra Santa Maria (Terranuova Bracciolini) mostrano inoltre che le strade, a partire dalla strada centrale, la Via Maestra, diventano sempre più strette in prossimità delle mura, rispettando un preciso calcolo di proporzioni.

Approfondimenti


UN ELEGANTE “DESIGN”

Le Terre Nuove fiorentine sono cinque tra i circa mille abitati fondati nel tardo Medioevo in tutto il continente europeo e nelle isole britanniche. Non sono le prime fondazioni in ordine di tempo e tantomeno le più grandi ma sono sicuramente le più eleganti. Una raffinatezza che è la conseguenza del processo di costruzione della città stessa di Firenze: un processo che conosciamo grazie a un insieme unico di documenti conservati nel grande Archivio di Stato fiorentino che identificano gli individui cui erano stati attribuiti dei compiti amministrativi e di costruzione e – anche se non tutti - i nomi dei professionisti dell'edilizia responsabili della progettazione.
Le Terre Nuove fiorentine erano state progettate sulla base di schemi che imponevano una sorta di ordine fisico: molti piani sono ortogonali, cioè strutturati da strade diritte e intersezioni ad angolo retto. Del resto, l'ortogonalità era l'unico sistema di razionalizzazione dello spazio conosciuto in età medievale perché prima dello sviluppo del rilievo geometrico nei secoli XV e XVI, gli spazi non ortogonali potevano essere conosciuti solo informalmente ma, soprattutto, la loro superficie poteva essere misurata con grande difficoltà. I lotti destinati all’edificazione delle case venivano affittati o assegnati in base alle dimensioni e alla loro posizione: tutti elementi razionalizzati appunto da un sistema ortogonale di strade rettilinee, isolati e lotti rettangolari. Di per sé, l'ortogonalità produceva soltanto razionalità ma era ben lungi da originare qualcosa di assimilabile a quello che oggi definiamo come Design, non stabiliva un'eredità spaziale, non organizzava la comunità e non produceva significati. Le piante dei centri fondati da Firenze fecero invece tutte queste cose collocando le istituzioni civili, religiose e sociali attorno a uno spazio aperto al centro dei piani, dividendo l'area residenziale in quartieri disposti simmetricamente, ognuno con un'identità distinta definita dalla provenienza originaria della popolazione insediata all’interno e dall'intersezione delle due strade che correvano tra le quattro porte delle mura di difesa.
La struttura dei quartieri era definita dalle dimensioni dei lotti delle case e la logica della distribuzione spaziale rispondeva a un’idea ben definita: la strada principale ospitava lotti più profondi, cioè più grandi, mentre le strade secondarie erano meno profonde anche se la larghezza dei lotti restava sempre la stessa. A San Giovanni e a Terra Santa Maria (oggi: Terranuova Bracciolini), la geometria del cerchio, in particolare il rapporto tra la lunghezza delle corde e i gradi dell'arco che esse sottendono (una geometria illustrata nel Museo), stabilisce la profondità dei lotti e quindi lo spessore degli isolati. Con analoga cura, alla piazza centrale dei due progetti furono assegnate delle dimensioni significative: a San Giovanni, la piazza ha proporzioni di 4:1.
(Il testo è tratto dalla guida del museo, a cura di Claudia Tripodi e Valentina Zucchi, Sagep, 2024)